Commedia
Italia/Francia/Germania 1965
Regia Luigi Comencini
Durata 109 min
Interpreti e personaggi
Fernandel: don Camillo
Gino Cervi: Peppone, Giuseppe Bottazzi
Saro Urzì: il Brusco
Marco Tulli: lo Smilzo
Silla Bettini: il Bigio
Gianni Garko: Nanni Scamoggia
Graziella Granata: Nadia Petrovna
Leda Gloria: Maria Bottazzi
Marina Morgan: Irma, la giostraia
Ettore Geri: Yenka Oregov
Paul Müller: il pope russo
Alessandro Gottlieb: Ivan
Rosemarie Lindt: Sonia, la falsa russa
Mirko Valentin: Sasha, il falso russo
Jean Rougeul: il Vescovo
Jacques Herlin: avvocato Benelli
Aldo Vasco: un "compagno" di Peppone
Salvatore Campochiaro: il notaio
Tania Béryl: la tedesca più giovane, sul treno
Armando Migliari: rappresentante democristiano
Margherita Sala: la ragazza di Ivan
1964: il paese di Brescello sta per essere gemellato, fra mille polemiche, con una cittadina russa. Per favorire il gemellaggio, i sovietici hanno inviato in regalo un loro trattore, che però non si decide a mettersi in moto. Finita la cerimonia ufficiale fra l'ironia generale, Peppone fa appello a tutta la sua abilità di meccanico per tentare di aggiustare il trattore, senza molta fortuna, e quando arriverà all'ultimo tentativo, per essere più sicuro, deciderà addirittura di farlo benedire da don Camillo. Solo allora il mezzo agricolo si metterà finalmente in moto.
Don Camillo cerca di scoraggiare l'iniziativa di Peppone: riesce a fare in modo che l'approvazione del gemellaggio avvenga tramite una raccolta di firme, ma poi non sa cosa escogitare per scoraggiare i suoi concittadini dal mettere la propria firma. Ma un giorno sembrano quasi giungere, inviati dalla Provvidenza, due profughi russi, Sasha e Sonia, che raccontano di sevizie e privazioni subite in Unione Sovietica. Don Camillo favorisce la diffusione di questi racconti. Infatti i due vengono rifocillati in fattorie e case di contadini del circondario mentre raccontano, con dovizia di macabri particolari, la "loro Russia". Alla fine si scopre che i due sono truffatori italiani, che si fingevano profughi, e questo convince i paesani di don Camillo a firmare per il gemellaggio.
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